Arte del 900

Ecco perchè le tele tagliate di Lucio Fontana non le avrebbe potute fare chiunque

L’arte moderna è complicata, è vero. Non è come un quadro dell’800 di cui si può semplicemente ammirarne il virtuosismo tecnico. Lucio Fontana in particolare, fa sorgere molto spesso la domanda “ma perché?” devo essere sincera, la stessa domanda me la sono fatta anch’io.

È interessante notare come della notevole quantità delle sue diverse opere si ricordino soprattutto le tele tagliate, che a vederle possono certo far sorgere molte perplessità, ma esplorando il percorso dell’artista, non sono altro che la punta dell’iceberg.

1. Fontana non si è svegliato una mattina qualunque in preda ad un attacco d’arte tagliando tele a caso.

Fontana cominciò a produrre le sue tele intorno agli anni ‘50   ma il suo operato risale a ben prima. Per esempio un’opera emblematica degli inizi del suo percorso è sicuramente “L’uomo nero” del 1930 (perduta).

Per farla breve, crea una scultura in gesso (Lucio era prima di tutto uno scultore, capisco che le tele tagliate possono confondere) di un uomo seduto e gli rovescia di getto una colata di catrame. Diciamo che Wildt, al tempo il suo professore all’accademia di Brera, non ha molto apprezzato l’iniziativa. Già da allora il giovane Lucio manifestava uno spirito innovativo.

 

Campione Olimpionico, Lucio Fontana, 1932. Foto: appuntidistoriadellarte.it

 

2. Co-fondatore del movimento Spazialista

Nel 1946 Fontana pubblica il “Manifesto Bianco”, ovvero la dichiarazione pubblica dei principi e obbiettivi del suo movimento artistico emergente (non è un poster da appendere in cameretta, purtroppo)

In questo caso Fontana decide di troncare con l’arte del periodo ormai considerata noiosa e “stagnante”, cominciando a trasmettere con le sue opere un nuovo concetto di TEMPO e SPAZIO.

Detta così è difficile da immaginare, ma consideriamo la panoramica artistica del periodo: la pittura comincia ad avere scarso successo, la ricerca scientifica sta cambiando la vita delle persone, si sviluppano nuove tecnologie, si diffonde la radio e la TV. Se è vero che l’arte rispecchia la storia dell’umanità, lo Spazialismo non è altro che la concretizzazione artistica di un incredibile periodo di cambiamento.

Fontana non è stato certo l’unico, assieme a lui molti altri artisti hanno percepito la svolta. Nel 1947 (quasi dieci anni dopo) lo spazialismo diventa un movimento affermato: assieme a Beniamino Joppolo, Giorgio Kaisserlian, Milena Milani viene pubblicato il “Primo Manifesto dello Spazialismo”.

Il concetto si diffonde, tantissimi artisti aderiscono, la Biennale d’Arte spinge fortissimo, insomma è un vero periodo di transizione. Fino ad arrivare al 1958, con i primi tagli su tela di Lucio: diciamolo, ci ha dato un taglio in tutti i sensi. Ed ecco che finalmente tutto prende senso: Spazio (tela tagliata) Tempo (il gesto istantaneo del taglio).

Lucio Fontana, Concetto spaziale: Il Fiore - 1952, foto: appuntidistoriadellarte.it
Lucio Fontana, Concetto spaziale: Il Fiore – 1952, foto: appuntidistoriadellarte.it

3. Il Passato movimentato di Lucio

Il periodo in cui ha vissuto è stato certamente un terreno fertile per una innovazione artistica senza precedenti, ma perché proprio Lucio Fontana? Avrebbe potuto passare la sua intera vita a produrre tombe e statue funerarie nella bottega di suo padre in Argentina, ma durante la Prima Guerra Mondiale decide di arruolarsi come volontario.

Si sa, scelte e situazioni di vita particolari fanno parte della vita di tutti i grandi artisti. Negli anni ’30  creava stampe propagandistiche fasciste e vinse un concorso per costruire un busto di Benito Mussolini per celebrare l’invasione dell’Etiopia.

Non è stato proprio spontaneo soprassedere al suo entusiasmo per il fascismo, e ancora oggi è un argomento delicato di cui si cerca di parlare il meno possibile.

Nonostante questo, per i critici le sue opere sono troppo esteticamente radicali per essere considerate un prodotto del regime fascista. Ma è anche vero che per i suoi ideali negli ultimi quarant’anni è stato lasciato un po’ in disparte.

La sua ideologia l’ha reso inadatto, la svolta modernista dell’arte ha valutato quasi esclusivamente il lavoro degli artisti degli Alleati. Quindi perché tanto impegno per valorizzare l’operato di Lucio?

Perché ideali a parte, la sua evoluzione da scultore qualsiasi a sperimentatore di una nuova estetica, è stata straordinaria: dalla celebrazione di realismo arcaico a un interesse per l’arte antica, rinnovata dal movimento nazionalista Italiano.

 

Se prima di leggere questo articolo pensavi che Lucio fosse un pittore da quattro soldi, spero che ora concorderai con me che prima di tutto non è un pittore, e che le tele non sono quadri. Molto spesso nell’apprezzare l’arte si cade nella necessità di dover inscatolare in una categoria quello che si vede. Ma soprattutto quando osserviamo un quadro, in base a quale emozione decidiamo che ci piaccia o meno? Ce lo immaginiamo nel nostro salotto di casa? Forse ci basiamo soltanto sul fatto che non è poi così difficile da riprodurre e che potremmo farlo noi stessi, e così perde tutto il suo fascino.

Forse però è proprio la domanda che ci poniamo davanti ad un’opera, che ci dà la risposta sbagliata. Il giusto approccio sarebbe quello di passeggiare all’interno di una galleria come se entrassimo in un libro di storia, o in un diario, un flusso di pensiero tridimensionale, dove soltanto con una intima conoscenza dell’artista sarebbe possibile ricongiungersi con le sue emozioni.

Se vuoi sapere di più sulla vita di Lucio Fontana ti consiglio di visitare il sito della sua fondazione.

Se non sei ferrato di arte moderna ma il mondo dell’arte di appassiona, ho scritto una breve guida su come mi piace organizzare le mie visite ai musei Godersi al meglio una visita al museo,  5 regole per appassionati e per chi deve convincere qualcuno a farsi accompagnare.

L’immagine utilizzata nella copertina dell’articolo è una riproduzione e non un’opera originale di Lucio Fontana.