Gallerie, Pittura Mista

La galleria nascosta nel cuore di Roma e la sua collezione mozzafiato: Galleria Doria Pamphilj.

Nel cuore di Roma c’è una galleria che dalla strada si nota appena, ma conserva una delle più belle collezioni d’arte private d’Europa: la Galleria Doria Pamphilj.

Si tratta di un palazzo che nei secoli è stato abitato da diverse famiglie nobiliari, ognuna delle quali ha contribuito alla costruzione e alla collezione di dipinti, sculture e altre opere.

Il palazzo ha subito molte trasformazioni a partire dal 1505, fino a diventare proprietà della più importante delle famiglie che lo ha abitato: quella di Camillo Pamphilj e Olimpia Aldobrandini, che ha valorizzato il palazzo in tutto il suo splendore.

Sala del Pussino, Palazzo Doria Pamphilj. Foto: Sailko

Come ha fatto una storia d’amore “scandalosa” a trasformare il palazzo in una galleria d’arte?

L’unione dei due sposi potrebbe essere la sceneggiatura di un film: Camillo è un cardinale raccomandato dallo zio Papa Innocenzo X e Olimpia è l’unica erede di una delle più prestigiose famiglie di Roma.

Quando nel 1647 Camillo lascia la porpora del cardinalato per amore di Olimpia, per l’epoca fu uno scandalo, ma l’ostilità dello zio e della madre non hanno potuto nulla contro l’amore nei confronti della ricca e bella Olimpia, tra l’altro proprietaria di un vasto patrimonio, di una collezione di opere d’arte mozzafiato e del palazzo.

Trasferitisi nel palazzo in via del Corso, i due per l’arredamento non badano a spese: la collezione verrà arricchita e il palazzo ridecorato, soprattutto tra il ’700 e l’800 quando in piena moda barocca assumerà l’aspetto che ancora oggi possiamo ammirare.

Il palazzo e la famiglia prenderanno il nome di Doria Pamphilj quando la figlia Anna di Camillo e Olimpia si sposa con Andrea IV Doria Landi. Essendosi estinta la linea maschile della famiglia Pamphilj, il cognome verrà concesso al marito da Papa Clemente XII.

La Galleria

Non sono soltanto le opere a togliere il fiato in questa galleria, ma lo splendore del palazzo stesso lascia a bocca aperta. Le opere sono esposte nelle sale del palazzo immortalato nel suo inconfondibile stile settecentesco: il barocco.

I tesori imperdibili della Galleria Doria Pamphilj

La Galleria degli Specchi

La galleria degli specchi, molto suggestiva, è sicuramente la sezione più abbagliante di tutto il palazzo: si tratta di un corridoio affrescato e arredato con pregiati specchi Veneziani, fatti recapitare con cura dalla Repubblica Marinara alla famiglia Doria Pamphilj nei primi del ‘700.

Palazzo Doria Pamphili, Galleria degli Specchi; Foto: Sailko
Palazzo Doria Pamphilj, Galleria degli Specchi; Foto: Sailko

Il soffitto affrescato dipinto dal bolognese Aureliano Milani (1731-1734) rappresenta le storie di Ercole ma allude alla storia della famiglia. Ercole simboleggia le avversità che hanno reso grande la famiglia Pamphilj, è un elogio a Camillo che non teme confronti con una cattedrale barocca.

Ritratto di Navagero e Beazzano (o Doppio Ritratto), 1516; Roma, Galleria Doria Pamphilj
Ritratto di Navagero e Beazzano (o Doppio Ritratto), 1516; Roma, Galleria Doria Pamphilj

Nel 2020, in occasione del cinquecentenario del pittore Raffaello è stato esposto in questa stanza il ritratto doppio di Navagero e Bezzano.

Il dipinto del 1516 infatti faceva parte della dote di Olimpia Aldobrandini, che ereditò il dipinto dal fratello.

Gabinetto di Velasquez

All’estremità della Galleria degli specchi c’è la stanza che ospita uno dei più famosi dipinti della collezione: il ritratto di Innocenzo X di Diego Velasquez.

Ritratto di Innocenzo X, Diego Velázquez - 1650 circa.
Ritratto di Innocenzo X, Diego Velázquez – 1650 circa.

Questo ritratto viene considerato da molti uno dei più grandi capolavori di ritrattistica di epoca barocca. Ne esistono tra l’altro, svariate opere realizzate da Velasquez stesso: una l’ha conservata per sé, mentre altre potrebbero essere state degli studi preparatori per l’originale o delle copie dipinte per Filippo IV.

In questo ritratto estremamente realistico Innocenzo X viene ritratto con l’aria di uno con il quale non si scherza. Non solo Velasquez rompe la tradizione molto diffusa di dipingere i cardinali con forti auree spirituali, ma ne fa trasparire il vero carattere: i suoi contemporanei dopotutto lo descrivono come un uomo duro e ruvido, uno con la scorza. Il talento di Velasquez ha reso incredibilmente tutti questi aspetti, infatti Innocenzo X stesso ha definito il ritratto “troppo vero”.

Sala Aldobrandini: Caravaggio

A pochi passi dalla galleria degli specchi troviamo la sala Aldobrandini, degna di nota perché all’interno troviamo una inestimabile collezione che comprende anche due importanti opere del Caravaggio.

Sala Aldobrandini, Palazzo Doria Pamphilj. Foto: Sailko

La prima è “La Maddalena Penitente”.

La tradizione cristiana vuole la Maddalena piangente ai piedi della croce o disperata e moribonda nel deserto, ma Caravaggio rivisita la tradizione.

Maddalena Penitente, Caravaggio; 1594-1595, Roma, Galeria Doria Pamphilj
Maddalena Penitente, Caravaggio; 1594-1595, Roma, Galeria Doria Pamphilj

L’opera ritrae una prostituta penitente dopo una serata forse più pesante del solito, seduta su una piccola sedia nella sua povera stanza. Una rappresentazione ben lontana dal sembrare cristiana, se non fosse per alcuni dettagli del dipinto:

  • Un allegorico raggio di luce divina irrompe nell’oscura stanza della giovane ragazza, caratteristica tipica dei dipinti di Caravaggio ma nel caso di questa opera giovanile è chiaramente un dettaglio precursore che sarà uno dei segni distintivi delle sue opere successive;
  • I gioielli a terra sembrano essere stati gettati come per abbandonare la sua vecchia vita. Suggeriscono, assieme all’abbigliamento, quale fosse la professione della ragazza: le prostitute di quel periodo infatti indossavano abitualmente abiti e accessori sfarzosi e appariscenti.
  • Il profumo, appoggiato a terra vicino ai gioielli, come se si volesse liberare anche di quello. Infatti il profumo è un tipico simbolo di Maria Maddalena, con la quale dopo aver asciugato le proprie lacrime sui piedi di Cristo con i capelli, li cosparge di profumo.

Riposo durante la Fuga in Egitto

Il secondo dipinto di Caravaggio in questa stanza è “Riposo durante la fuga in Egitto”

Riposo durante la fuga in Egitto, Caravaggio; 1597, Roma, Galleria Doria Pamphilj
Riposo durante la fuga in Egitto, Caravaggio; 1597, Roma, Galleria Doria Pamphilj

Verso la fine del 500 Caravaggio comincia a produrre dipinti a tema religioso, ma senza mai rinnegare il suo caratteristico realismo. Nell’opera i soggetti più che sembrare divinità sembrano persone qualunque, il fatto che non siano stati idealizzati secondo lo stile della pittura cristiana tradizionale è un aspetto molto innovativo dell’opera. Il tema della fuga in Egitto veniva di solito rappresentato raffigurando la sacra famiglia in cammino, con Maria e il bambino in groppa all’asino e Giuseppe a piedi. Invece Caravaggio li dipinge mentre si fermano a riposare lungo la riva di un fiume nei pressi di un bosco.

L’opera, pur non essendo stata realizzata rispettando i canoni dell’arte cristiana, nasconde una simbologia ricca ed elaborata, Caravaggio nonostante qualche marachella, dimostra una profonda conoscenza delle sacre scritture.

Se si osserva l’opera da sinistra verso destra, si nota come la vegetazione cambi dall’essere arida a diventare rigogliosa, raffigurando il percorso della salvazione cristiana: dall’inanimato (la vegetazione) all’asino (vivo), dall’essere umano all’angelico e infine col divino, con la vergine e il bambino.

La Madonna rappresentata, assomiglia un po’ alla Maddalena sopra descritta, e pare che Caravaggio abbia ritratto la stessa modella per quest’opera. Giuseppe rappresentato sulla sinistra veglia sulla sua famiglia rinunciando al riposo da vero padre.

Al centro troviamo il bellissimo angelo androgino, rappresentato di spalle con le ali di rondine, che suona il violino leggendo lo spartito retto da Giuseppe. Lo spartito è leggibile e pare faccia riferimento a un motivo reale basato sul Cantico dei Cantici, nel quale i capelli della Madonna vengono descritti di color porpora, come li ha dipinti Caravaggio. Un altro curioso dettaglio dell’angelo è la corda spezzata del violino che simboleggia allegoricamente la fragilità della vita umana.

Perché la galleria Doria Pamphilj merita una visita

La galleria Doria Pamphilj è un gioiello nel cuore di Roma che ci racconta un capitolo importante della cultura italiana, dalla collezione delle opere all’architettura del palazzo.

Ho deciso di parlarti di questa galleria accennando alla storia della famiglia e descrivendo alcune opere da non perdere, ma oltre alla descrizione non si può sottovalutare la suggestività di questa galleria. Gli eredi della famiglia Doria Pamphili risiedono ancora in una parte del palazzo ma tutto il resto è stato concesso al pubblico ed è da considerare un’eredità culturale di proporzioni uniche, imperdibile per ogni appassionato di arte e cultura.

Per scrivere questo articolo mi sono informata qui: Sito Ufficiale; Passaggi Lenti; Arte Svelata; Cei News