Pittura Vittoriana

La Dama di Shalott e l’amore fatale verso Lancillotto: la leggenda in una serie di dipinti Preraffelliti

Contemporaneamente all’impressionismo, al divisionismo e molte altre correnti artistiche europee, nell’Inghilterra di fine 800 nacque una corrente artistica affascinante, romantica e drammatica: quella dei Preraffaelliti.

Il nome Preraffaelliti potrebbe essere fuorviante per chi non ne ha mai sentito parlare. In realtà è successivo a Raffaello: i suoi fondatori lo chiamarono così poichè ritenevano che l’affermazione dello stile “accademico” di Raffaello avesse irrimediabilmente danneggiato la pittura, influenzando eccessivamente lo stile europeo.

Da una parte è come se i metallari si facessero chiamare Pre-Michael-Jacksoniti, ma battute a parte il movimento merita tutta l’importanza che gli viene data.

La confraternita dei preraffaelliti si ispira allo stile italiano del ‘400, dipingendo con intensi colori e composizioni complesse, rifiutando la tecnica manieristica e accademica che si era diffusa con Raffaello e Michelangelo. I temi rappresentati nei loro dipinti sono ispirati alla letteratura con l’intento di riportare in vita un nostalgico passato di bellezza, romanticismo e immaginazione. In particolare con le rappresentazioni delle opere di Shakespeare, la Bibbia e il ciclo Arturiano.

Ophelia -John Everett Millais, 1851 circa; olio su tela 76,2×111,8 cm; Tate Britain

Tra questa confraternita di artisti, un artista che mi ha colpito in particolare è John William Waterhouse e i suoi tre dipinti della Dama di Shalott. Ho pensato che il tema dei tre dipinti fosse in un certo senso attuale, dal momento che la povera ragazza colpita da una maledizione, era costretta a vivere rinchiusa nel suo palazzo. Non solo, la maledizione non le permetteva nemmeno di guardare fuori dalla finestra se non attraverso il riflesso di uno specchio.  Al tempo di re Artù in cui si svolge la vicenda non c’era il wi-fi, quindi la Dama di Shalott ha passato una vita in lockdown a ricamare. 

Il poema alla quale si è ispirato Waterhouse per la realizzazione di questi dipinti è The Lady of Shalottdi Alfred Tennyson. I dettagli su come la fanciulla senza nome sia stata maledetta o le conseguenze della maledizione purtroppo non sono specificati, ma la storia del ciclo Arturiano molto popolare tra i Preraffaelliti è in realtà ispirata a un poema italiano del 1300 “Donna di Scalotta”.

John William Waterhouse ha dipinto tre opere che raffigurano tre episodi differenti del drammatico poema, infatti durante un giorno come tanti altri, la Dama di Shalott intravede Lancillotto riflesso in uno specchio, e innamorata al primo sguardo corre alla finestra per vederlo. Rendendosi conto poco dopo di aver richiamato su di sé il destino fatale della maledizione, decide di imbarcarsi lungo il fiume che porta a Camelot, e di lasciarsi morire.

“I am half sick of shadows,” said the Lady of Shalott – John William Waterhouse, 1915 – olio su tela, 100.3×73.7 cm;

Nel primo dipinto Waterhouse raffigura la Dama of Shalott nella sua stanza, la giovane donna  si stiracchia di fronte al telaio, prendendo una breve pausa dal ricamo. Dietro di lei c’è uno specchio rotondo nella quale si intravede riflessa Camelot e una felice coppia innamorata a passeggio, a sottolineare il desiderio della fanciulla d’amore e di uscire di casa. Il titolo del dipinto, tratto dal poema è “I’m half-sick of shadows, said the Lady of Shalott” .

Nello specchio c’è un curioso dettaglio: un papavero presente solo nel riflesso e non nella stanza dove dovrebbe essere. Non si tratta di un dettaglio casuale, il papavero simboleggia infatti il sonno eterno, sventura, oblio. Attorno al telaio le navette utilizzate per tessere la trama suggeriscono con la propria forma quello che sarà il triste destino della fanciulla.

Or when the moon was overhead,

Came two young lovers lately wed:

“I am half sick of shadows,” said

      The Lady of Shalott.

O quando la luna era alta,

venivano due innamorati sposati di recente.

«Mi sto stancando delle ombre» disse
la Signora di Shalott.

 

The Lady of Shalott – John William Waterhouse, 1915 – olio su tela, 142.2×86.3 cm

Il secondo episodio dipinto da Waterhouse è quello cruciale: la Dama di Shalott vede Lancillotto attraverso lo specchio. La fanciulla si alza di scatto, nello specchio rotondo alle sue spalle si intravede la figura del cavaliere che ha catturato la sua attenzione. Lo specchio alle sue spalle si crepa, a rappresentare il compiersi della maledizione che la perseguita. La fanciulla guarda dritta negli occhi dello spettatore, avvolta dai fili del telaio, con la navetta ancora in mano, sembra che si stia lanciando fuori casa ad incontrare il suo amato Lancillotto.

She left the web, she left the loom

She made three paces thro’ the room

She saw the water-flower bloom,

She saw the helmet and the plume,

    She look’d down to Camelot.

Out flew the web and floated wide;

The mirror crack’d from side to side;

‘The curse is come upon me,’ cried

    The Lady of Shalott.

Lasciò la tela, lasciò il telaio,

fece tre passi nella stanza,

vide le ninfee in fiore,

vide l’elmo ed il pennacchio,

e guardò verso Camelot.

La tela volò via fluttuando spiegata;

lo specchio si spezzò da cima a fondo

«La maledizione mi ha colta» urlò

la Signora di Shalott.

The Lady of Shalott – John William Waterhouse, 1888 – olio su tela, 153×200 cm

Il terzo dipinto rappresenta il drammatico epilogo della vicenda: la Dama di Shalott consapevole che la maledizione è irrimediabilmente caduta su di lei, decide di suicidarsi. Waterhouse la dipinge nel momento in cui scioglie la catena della barca, per lasciarsi andare lungo il fiume. Sulla barca ci sono tre candele, di cui una soltanto ancora accesa, come a simboleggiare gli ultimi sospiri della fanciulla. La disperazione sul suo volto è dipinta magistralmente, le labbra sono socchiuse perché sta cantando, forse per farsi coraggio o per pregare, come ci lascia intuire il crocifisso appoggiato sulla prua, che simboleggia il sacrificio della ragazza. Sul drappo che porta con sé sono rappresentati Lancillotto, altri cavalieri e se stessa. Poco sopra sulla sua veste, si appoggia un foglia autunnale. 

Ognuno di questi dipinti non lascia nulla al caso, e ogni dettaglio è un simbolo che racconta il dramma della Dama di Shalott.

For ere she reach’d upon the tide

The first house by the water-side,

Singing in her song she died,

    The Lady of Shalott.

Prima che, portata dalla corrente,

raggiungesse la prima casa lungo l’argine

canticchiando il proprio canto morì

la Signora di Shalott.

 

Per scrivere questo articolo mi sono informata qui: The Curse of the Lady of Shalott | TateShots ; Lady of Shalott | Art Analysis;