La prima cosa che hai pensato sono le scritte che imbrattano i muri delle nostre città?
Comprensibile, sono la maggior parte. Quella non è street art. Sono scritte senza valore che mettono in cattiva luce il lavoro di validissimi artisti di tutto il mondo.
Quindi cos’è la street art?
Inizia con il graffittismo, una forma d’arte che esiste dagli albori dell’umanità e che nella sua evoluzione ha assunto varie forme e scopi.
Quella che conosciamo adesso nasce a Philadelphia, negli stati uniti degli anni ’60. Il fenomeno si espande presto nel Nord America, trovando terreno fertile soprattutto nei bassifondi e in particolare nel Bronx, culla di questa arte controversa.
Tutto comincia con un pennarello nero
I writers scrivevano con un marker nero il proprio nome o soprannome affiancato da una cifra che indicava la strada di riferimento. Le cosiddette tag.


L’intento era quello di bombardare con la propria tag qualsiasi superficie metropolitana. Tanto più il luogo era difficile da raggiungere tanto meglio. Unico scopo: diventare più popolari possibili (era dura senza internet…)
Questa attività, considerata vandalica, purtroppo non è mai passata di moda e continua ad imbrattare le nostre città. Negli anni ’70 aveva senso come forma di protesta dei ceti più bassi, ai giorni d’oggi forse ha perso un po’ di significato.
La street art è la figlia del graffitismo che si è evoluto nel corso degli anni sia nella tecnica che nel messaggio.
La svolta è arrivata con la bomboletta spray tra gli anni ’70 e ‘80, le tag cominciano ad assumere nuove forme, colori e calligrafie, e i writers evolvono le proprie scritte alla ricerca del proprio stile e dell’originalità.
Negli anni ’80 l’aerosol art fa i primi passi nel mondo dell’arte con i primi graffiti show, e grazie ai collettivi come Fashion moda. Alcuni di questi writers diventeranno molto noti, tra i quali Keith Haring e Jean-Michel Basquiat.

In questo periodo il grafittismo si ritrova davanti ad una scissione:
da una parte la vecchia scuola di writing, tag, bombing e crew che rimane pressoché immutata, dall’altra comincia a diffondersi la nuova tendenza della street art.
La street art si differenzia con una ricerca stilistica, tecnica e culturale che si distacca soprattutto dall’atto vandalico, con la creazione di opere uniche sempre più spesso commissionate da enti pubblici.
La street art viene realizzata con diverse tecniche: oltre alla pittura che non è mai passata di moda è molto diffusa la tecnica dello stencil, i poster, gli sticker e la scultura.



La street art introduce l’interazione delle opere con il contesto in cui sono realizzate, e un rispetto degli spazi urbani. Inoltre trasmette dei messaggi di solidarietà, uguaglianza e politica che puntano all’abbellimento della zona in cui vengono svolti.
C’è una forte etica alla base di questa arte che purtroppo non viene rispettata dai pivelli, sempre più spesso si vedono le grandi opere degli artisti imbrattate con scarabocchi e disegni di gusto discutibile.
È accaduto di recente durante la quarantena, in via Padova-Pontano a Milano, dove è stata imbrattata un’opera molto apprezzata dal vicinato: si tratta del famoso murales di Sarita Colonia realizzata dall’artista peruviano Sef.01 e Hadok.
L’opera è stata purtroppo irrimediabilmente danneggiata da una crew di sprovveduti, caricati da forti e discutibili motivazioni sovversive.
L’assurdo è il doppio livello di vandalismo, sia nei confronti del quartiere che nei confronti dei propri colleghi.
Ma è giusto accusare di vandalismo ogni opera o graffito che vediamo per strada?
Se ci si addentra nella cultura della street art, non è più difficile distinguere l’atto vandalico dall’opera d’arte, o l’opera d’arte vandalizzata.
Purtroppo non possiamo far sparire il vandalismo schioccando le dita, ma se impariamo a distinguere possiamo goderci molte belle opere durante le nostre passeggiate in città.
Per scrivere questo articolo ho letto questi libri: Writing. storia linguaggi arte nei graffiti di strada e Street Art